La crisi umanitaria peggiora a Buenaventura: 151 famiglie hanno riferito di sfollati

Questa dinamica di violazioni dei diritti umani si verifica a Bajo Calima, una zona rurale del porto sul Pacifico

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La Giuntanza Umanitaria per i Popoli di Buenaventura invia un importante allarme riguardo alla recrudescenza dello sfollamento forzato nella regione di Bajo Calima di Buenaventura, Valle del Cauca, secondo la denuncia ciò è dovuto alla militarizzazione e incursione del clan del Golfo in questa zona, insieme a la presenza dell'ELN, che, attraverso i suoi continui combattimenti con altri gruppi armati, annulla le garanzie della popolazione, lasciandole in balia dello stesso conflitto. Questa situazione non è stata solo denunciata in questo comunicato, poiché c'è una storia significativa di presenza bellica in questa zona del paese.

L'unione delle autorità spirituali e sociali, dei difensori dei diritti umani, della pastorale sociale, delle organizzazioni delle vittime e della diocesi di Buenaventura si sono uniti nel lanciare questo campanello d'allarme alle autorità, dal novembre dell'anno precedente, la situazione di violenza nella regione è peggiorata, oltre a l'incursione di nuove squadre sovversive, che cercano di prendere il controllo di vari settori di difesa verso il Pacifico.

La denuncia evidenzia che lo scorso fine settimana la popolazione di questa zona si è dovuta spostare a causa degli scontri armati avvenuti nelle zone limitrofe dove rimane la comunità, che, pur avendo resistito per cinque mesi, quest'ultima volta le vite erano ancora più a rischio, situazione che li ha costretti ad andarsene il loro territorio, inoltre, riferiscono che un giovane è scomparso dallo scorso 6 aprile, il soggetto noto come «Tito». Ha problemi mentali dovuti all'uso di sostanze psicoattive e finora non c'è traccia della sua posizione.

Per quanto riguarda la cifra più recente dello sfollamento, il comunicato afferma: «allo sfollamento forzato e al confinamento, all'assassinio, alla tortura, al reclutamento, alle minacce forzate e al terrore imposti sul territorio, dalla struttura paramilitare del clan del Golfo, dalla militarizzazione del territorio e dal conflitto armato con l'ELN; esacerbato da novembre 2021 e febbraio 2022, ci sono anche lo sfollamento di 151 famiglie e 516 persone dalla comunità di San Isidro del Consiglio comunitario della Comunità Nera del fiume Calima, a causa della presenza e del controllo permanente del clan del Golfo, imponendo posti di blocco in il territorio dal 3 aprile, a causa della comparsa del fronte occidentale Omar Gómez dei guerriglieri dell'ELN».

La situazione è stata configurata come una recidiva, poiché non è la prima volta che questa comunità è stata colpita dalla presenza di gruppi armati, oltre a segnalare alle forze pubbliche per le loro azioni, sull'argomento, la denuncia afferma: «Questi nuovi eventi rendono ancora una volta evidente il grave crisi umanitaria nel corridoio di Bajo Calima e Sotto San Juan, atti di violazione dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario, che negano le affermazioni delle forze di sicurezza, in cui assicurano di avere il controllo sul territorio e che non c'è motivo di muoversi».

La lettera fa anche diverse richieste e richieste, in cui è richiesto il miglioramento dei rifugi, nonché garanzie per la comunità sfollata, questo da parte del governo nazionale, inoltre, è richiesto l'accompagnamento degli sfollati per impedire il loro ritorno nel territorio senza garantisce, allo stesso modo, temono possibili dinamiche di accattonaggio per la violazione dei loro diritti, rilevando che deve essere effettuato un percorso tempestivo di assistenza umanitaria, oltre al rispetto di quanto concordato dal National Defender durante la sua visita a Buenaventura.

Nel frattempo, l'Ufficio del Procuratore e l'Ufficio del Procuratore Generale sono invitati a svolgere varie indagini penali e disciplinari contro le forze di sicurezza e gli enti governativi, per azioni o omissioni riguardanti la loro responsabilità nella crisi umanitaria che questa regione del paese sta vivendo, oltre a vari supporti in relazione all'assistenza sanitaria, all'istruzione e alla protezione dei civili nei rifugi.

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