L'Italia ha espulso 30 diplomatici russi come «rischio per la sicurezza nazionale»

Il Paese segue la decisione che Danimarca, Germania e Francia avevano già preso nelle ultime ore. Le scadenze per lasciare il territorio non sono state ancora comunicate

Russian ambassador to Italy, Sergey Razov, makes a statement to the press in front of the Rome prosecutor's office, in Rome, Italy, March 25, 2022. REUTERS/Remo Casilli

Il ministro degli Esteri italiano, Luigi di Maio, ha annunciato martedì da Berlino l'espulsione di 30 diplomatici dall'ambasciata russa come rischio «per la sicurezza nazionale» e in seguito alle decisioni prese da altri Paesi europei.

Di Maio, che si trova a Berlino per la conferenza del Moldova Support Group, ha annunciato che martedì l'ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov, è stato convocato per informarlo dell'espulsione di questi 30 diplomatici considerati «persona non grata», aggiungendo che sta avvenendo «nel contesto dell'attuale situazione di crisi conseguente all'aggressione ingiustificata contro l'Ucraina da parte della Federazione Russa».

L'Italia continua così la decisione di espellere i diplomatici che avevano già preso paesi come la Danimarca, la Germania o la Francia nelle ultime ore, anche se non ha ancora comunicato le scadenze per lasciare la nazione.

Lunedì il governo tedesco ha dichiarato 40 diplomatici russi dell'ambasciata di Berlino, anch'essi considerati spie, «persona non grata», a cui sono stati concessi cinque giorni di tempo per lasciare il Paese.

Il ministro degli Esteri Annalena Baerbock ha sottolineato che i dipendenti dell'ambasciata russa sono una «minaccia per coloro che cercano protezione tra di noi».

Secondo l'agenzia tedesca DPA, il ministro dell'Interno, Nancy Faeser, ha affermato che i diplomatici espulsi sono quelli «che attribuiamo ai servizi segreti russi».

«Non permetteremo che questa guerra criminale di aggressione venga condotta anche come guerra dell'informazione in Germania», ha detto Faeser.

La Francia, da parte sua, ha denunciato l'espulsione di «numerosi» diplomatici da quel paese, ritenendo la loro attività contraria agli «interessi di sicurezza» nazionali.

(Con informazioni fornite da EFE)

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