Città del Vaticano, 17 marzo L'ex cardinale italiano Angelo Becciu ha respinto le accuse di irregolarità finanziarie nella gestione dei fondi da parte del Segretario di Stato vaticano questo giovedì in un processo in cui è stato accusato di altri nove, e Papa Francesco crede nella sua innocenza. In un processo iniziato quattro mesi fa, prima di essere interrogato oggi, Becciu, l'ex sostituto del Segretario di Stato (2011-2018), gestito dall'amministrazione vaticana, ha preso la parola per una dichiarazione. È anche responsabile del «massacro senza precedenti della stampa» e della comunicazione con «campagne violente e volgari». «Sono stato ritratto come una persona corrotta. Avidità di denaro. È ingiusto nei confronti del Papa e mi interessa solo il benessere della mia famiglia». Becciu ha detto che era una campagna per distruggerlo. Il processo cerca di chiarire alcune irregolarità nella gestione dei fondi del Segretario di Stato, come casi di vendita, finendo con frodi vaticane, edifici nel centro di Londra e inizialmente richiedere le casse del Segretario di Stato del Vaticano. Le casse del Segretario di Stato della Santa Sede hanno causato perdite per 227 euro. All'inizio delle indagini, Papa Francesco ha ritirato tutti i diritti cardinali da Beziu e lo ha lasciato come governatore della Congregazione per la causa dei santi. «Nonostante il clamore mediatico, il presidente e i giudici sono fiduciosi nell'equità del processo». Becciu ha sottolineato in particolare la necessità di conoscere la verità. «Non volevo che l'euro e nemmeno il centesimo con cui ho trattato venissero dirottati, usati in modo improprio o destinati a scopi non esclusivamente istituzionali. Ho sempre lavorato a beneficio dell'Ufficio Apostolico e della Chiesa nel suo insieme». Ha detto. Becciu deve rispondere anche dai fondi del Segretario di Stato per le spedizioni alla cooperativa Spes appartenente alla parrocchia di Ozieri in Sardegna (Italia), la regione natale di Becciu, e ai fratelli degli espurati. In relazione a queste accuse, Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, gli avvocati di Bezio, hanno spiegato che oggi è diventato chiaro che «questi fondi sono stati inviati in beneficenza». La prima donazione di 25.000 euro nel 2015 richiesta dal vescovo Ozieri è stata concordata con la Caritas locale distrutta dall'incendio, e ha spiegato che è stata utilizzata per riprendere la produzione di un panificio di beneficenza progettato dalla diocesi. Nel 2018, una seconda donazione di 100.000 euro è stata restituita su richiesta del vescovo Ozieri per sostenere la costruzione di un centro polifunzionale chiamato «Il Bastione della Carità», che aveva lo scopo, tra l'altro, di fornire sostegno agli anziani e ai rifugiati. Oltre a Becciu e Marogna, l'imputato è un broker Gianluigi Torzi. Enrico Crasso, il principale finanziatore del Segretario di Stato, ex presidente ed ex direttore dell'Autorità di informazione finanziaria (IDA), René Brühart e Tomaso di Ruza. Anche Monsigno Mauro Kalino, già segretario di Bezio; il banchiere Raffaele Mincione, l'avvocato Nicola Squilace, e i funzionari della Santa Sede Fabrizio Tirabasi. Capo CCG/PDDP